Relatore per la maggioranza.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei iniziare la mia relazione ringraziando per il contributo dato in questi giorni da tutti i colleghi che non hanno fatto mancare il loro apporto nonostante le difficoltà indubbie incontrate nel procedere a un esame più esaustivo del provvedimento in Commissione bilancio. Tornando al disegno di legge in esame, è necessario innanzitutto partire da un punto di chiarezza: non è stato né facile né tanto meno scontato portare a termine questo piccolo miracolo, come l'ha definito in audizione giustamente il Ministro Gualtieri. Non è stato facile perché questo Governo è nato solo qualche mese fa, in un contesto del tutto inaspettato ma per una ragione ben precisa: assumersi la responsabilità di governare il Paese. La responsabilità di governarlo in una situazione difficile in termini di conti pubblici, la responsabilità di disinnescare un pericolo da 27 miliardi - 23 miliardi per evitare gli aumenti IVA, 3 per le spese indifferibili e un miliardo per le spese obbligate sul fronte investimenti -, una minaccia per i risparmi di tutti i cittadini italiani. La responsabilità quindi di dare all'Italia una prospettiva, una visione, un futuro, quella stessa responsabilità che qualcun altro ha preferito non prendersi ma scaricare su altri dandosi alla fuga, per evitare che tutte le false promesse potessero trasformarsi nel conto salato che i cittadini italiani sarebbero
stati chiamati a pagare.
Quando quest'estate abbiamo raccolto la sfida, ci siamo trovati davanti un quadro complesso, una manovra impossibile da scrivere, secondo molti - cito un titolo de Il Sole 24 Ore -: 23 miliardi di clausole da scongiurare, una credibilità internazionale tutta da ricostruire, tante risposte da dare al Paese, ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese, il tutto in un contesto di crescita prossimo allo zero, complicato dalle difficili partite in atto a livello globale, dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina alle continue tensioni nel Medio Oriente, alla imminente fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Unione europea.
Oggi, raccogliamo i primi frutti di un programma ambizioso, messo in piedi in tempi strettissimi, un progetto che, prima di tutto, restituisce all'Italia e agli italiani il rispetto e la serietà che meritano e che era andata perduta a colpi di slogan e propaganda. Si tratta di un progetto che raggiunge immediatamente, contro le attese dei più pessimisti, l'obiettivo che per primo si era posto, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, una tassa, quella sì, piatta, che sarebbe costata 600 euro all'anno a famiglia e un buco enorme nei conti dello Stato. Parliamo di clausole che, è vero, non sono state introdotte lo scorso anno, ma che con la manovra 2019 sono state aumentate, come mai si era visto prima fare, nei precedenti Governi.
È una legge di bilancio, quindi, che non aumenta né l'IVA né le accise sui carburanti, come qualcuno, negli ultimi giorni, tenta di far credere agli italiani; quelle stesse accise, peraltro, che sempre il solito qualcuno aveva promesso di togliere nel primo Consiglio dei ministri, ora, conoscendo le sue abitudini, ne avrà di fatto frequentati pochissimi, ma anche uno solo, a suo dire, sarebbe bastato; non è successo in quindici mesi di Governo, ce ne rammarichiamo.
È una manovra, dicevamo, che non aumenta le tasse come sperava tanto qualcuno, ma, al contrario, le riduce e a dirlo non siamo noi, ma la Corte dei conti che certifica che, grazie a questa legge di bilancio, la pressione fiscale si riduce nel 2020 nel quadro tendenziale; ciò vuol dire che, a differenza dello scorso anno, quando le tasse, seppur di poco, sono aumentate, come certifica sempre un ufficio terzo e cioè l'Ufficio parlamentare di bilancio, gli italiani nel 2020 avranno meno imposte da pagare, senza dimenticare “quota 100” e reddito di cittadinanza, due provvedimenti della scorsa legge di bilancio che, secondo molti esponenti dell'opposizione, sarebbero stati aboliti. Oggi, possiamo dire con soddisfazione di aver confermato entrambi, senza, come già detto, aumentare le tasse e senza nemmeno tagliare la spesa pubblica per salute e istruzione. Insomma, chi tifava per il collasso dei conti pubblici, pur di vedere cadere questo Governo si è dovuto ricredere.
Tuttavia, questa finanziaria non si limita a salvaguardare il bilancio dello Stato, per quanto essenziale sia mantenere i conti in ordine, questa manovra è davvero un piccolo miracolo, perché alla propaganda e agli slogan riesce a contrapporre risposte concrete alle fasce più deboli della popolazione e a dare un sostegno reale alle fragilità, all'economia e alla crescita, a partire dal taglio del cuneo fiscale per i redditi bassi da lavoro dipendente, una riduzione della tassazione di ben 3 miliardi di euro quest'anno e di 5 dal prossimo anno che si tradurrà, in media, in 500 euro in più nella busta paga dei lavoratori italiani e, quindi, l'estensione ai redditi fino a 35 mila euro del cosiddetto bonus di 80 euro che si tradurrà, quindi, in un aumento su base annua di circa 1.000 euro in busta paga, completando, quindi, per un'altra fascia di reddito di lavoratori, quella cosiddetta del ceto medio, un'estensione, una capacità di spesa maggiore che era stata già introdotta col bonus del precedente Governo.
Al pari è prevista la riduzione delle detrazioni Irpef al 19 per cento per i contribuenti con un reddito alto, sì, un reddito superiore ai 120 mila euro, nel segno di una redistribuzione necessaria, soprattutto in un momento in cui le disuguaglianze economiche si aggravano e continuano a costituire uno dei principali temi da affrontare. Eliminare qualche privilegio per chi è più ricco per rendere meno gravosa la tassazione sul ceto medio e medio basso: misure di giustizia sociale che sono solo il primo passo verso ciò che in realtà vogliamo realmente fare, già a cominciare dai primi mesi del prossimo anno, una riforma organica dell'Irpef, come ha dichiarato il Ministro Gualtieri nel corso dell'audizione avuta con le Commissioni bilancio, per ridurre in questo modo ancor più il carico fiscale sul lavoro e sulle imprese, cioè su quelle che in Italia producono, per rendere il fisco più semplice e trasparente e, soprattutto, per fare una grande operazione di equità.
Altre rilevanti novità riguardano l'ambito della tassazione immobiliare, sì, perché innanzitutto questo provvedimento salva la cosiddetta cedolare secca, rendendola permanente e strutturale al 10 per cento, mentre, come era previsto in precedenza, dal 2020 sarebbe aumentata al 15 per cento. Anche per il prossimo anno, poi, si prorogano le detrazioni per interventi di efficienza energetica, il cosiddetto eco-bonus, nella misura del 65 per cento e del 50 per cento per gli interventi di ristrutturazione edilizia e per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici. In più, si introduce l'ormai cosiddetto bonus facciate per favorire il recupero e il restauro delle facciate degli edifici attraverso la detrazione dall'Irpef del 90 per cento delle spese sugli interventi. Si tratta di una misura, lo ricordo, che ribadisce quella che è l'importanza strategica della riqualificazione edile, soprattutto per i centri urbani di carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale, una particolarità diffusa nel nostro Paese che è nostro dovere tutelare e valorizzare e, troppo spesso, è invece dimenticata.
Proprio in tema di abitazioni, un altro intervento di grande interesse per i cittadini è l'unificazione di IMU e Tasi, una norma che non nasconde alcun aumento di prelievo fiscale, ma, al contrario, intende semplificare una disciplina molto complessa e dispersiva. È una semplificazione che certamente incontrerà l'entusiasmo di molti contribuenti, spesso sommersi da duplicazioni e burocrazia inutile; è soprattutto un intervento che non comporterà costi aggiuntivi nemmeno per i comuni e gli enti locali, infatti, grazie ai 110 milioni all'anno stanziati fino al 2022, questo viene a compensare il minor gettito che deriverà dalla riforma.
Ma la crescita deve sostanziarsi nell'anima viva e produttiva del nostro Paese, ossia le imprese e i professionisti, il vero cuore pulsante della nostra economia. Molti sono gli interventi previsti per favorire investimenti, occupazione e competitività, primo su tutti l'introduzione di un nuovo credito d'imposta per le spese di investimento in beni strumentali nuovi e una disciplina del credito d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica e in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività innovative a supporto della crescita e della competitività delle imprese. Si tratta di un vero e proprio piano per proiettare l'economia del nostro Paese verso i nuovi metodi di produzione e lavoro, inevitabile per anticipare i tempi e poter far fronte alle sfide che il futuro ci pone dinanzi.
A questo intento risponde anche la modifica e la proroga al 2020 del credito d'imposta formazione 4.0, fondamentale per permettere ai lavoratori di acquisire e consolidare le conoscenze e le competenze tecnologiche, indispensabili per affermarsi nel mondo e nel lavoro del domani.
Anche in tema di sostegno alle aziende, questa legge di bilancio interviene in più punti, rafforzando la rete dei benefici in favore delle attività imprenditoriali, ampliando il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca, rifinanziando la “nuova Sabatini” e potenziando il Piano straordinario per la promozione del made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia.
Un'altra fondamentale linea direttrice di questa manovra consiste nelle azioni di contrasto all'evasione fiscale; sì, un ambito nel quale è impellente intervenire, perché in un momento in cui le finanze scarseggiano e la coperta si fa sempre più corta, bisogna andare a recuperare risorse lì dove vengono ingiustamente sottratte, non allo Stato, ma alla collettività. La lotta all'evasione fiscale non è persecuzione contro i contribuenti, come qualcuno vorrebbe fare intendere, non esiste un'evasione di necessità, è piuttosto un atto di difesa, di tutela, di rispetto verso chi le tasse le paga fino all'ultimo centesimo e verso chi vede portarsi via servizi e benefici vitali per la sussistenza, la cura, l'assistenza propria e della propria famiglia, ragion per cui questo disegno di legge investe grande importanza su alcune misure per far emergere la base imponibile e, più in generale, per potenziare l'attività di contrasto all'evasione fiscale. Per farlo, la manovra di questo Governo non demonizza il contante, come ci hanno fatto credere nelle scorse settimane, ma ribalta la prospettiva, incentivando l'uso dei pagamenti elettronici per innescare comportamenti virtuosi, vantaggiosi per i cittadini e, quindi, anche per lo Stato, affinché tutto quello che viene recuperato possa essere usato per ridurre la pressione fiscale perché, è vero, abbiamo un livello di tassazione eccessivamente elevato che va però progressivamente ridotto, attraverso una lotta efficace all'evasione e un efficientamento della spesa pubblica. Così, già a partire dal prossimo anno, si stanziano 3 miliardi di euro per il cosiddetto cashback, ossia i rimborsi fino a 2.000 euro per chi utilizza strumenti di pagamento elettronici per l'acquisto di beni e servizi.
Una novità che altrove è stata sperimentata e mantenuta a regime e che ha già ricevuto il plauso, ad esempio, dell'osservatorio sui conti pubblici italiani, che, peraltro, ha previsto la possibilità che questo possa ingenerare comportamenti virtuosi anche nel recupero di base imponibile. Inoltre, si anticipa al 2020, cioè al 1° gennaio 2020 - e direi finalmente -, l'entrata in vigore della cosiddetta “digital tax” o “web tax”, altro bacino da cui nei prossimi anni si dovranno attingere risorse per far sì che i giganti che operano sulle piattaforme telematiche possano pagare quanto pagano i produttori italiani. Infatti, è notizia di queste settimane un dato molto basso di tassazione sui giganti del web a fronte, invece, dei ricavi milionari che hanno realizzato.
Per quanto riguarda gli enti locali si interviene, invece, prima di tutto nell'intento di attenuare l'incidenza di alcuni vincoli e permettere maggiore capacità di spesa alle amministrazioni locali anche attraverso l'incremento di alcuni fondi e molti di questi serviranno a promuovere gli investimenti per l'efficientamento energetico, la rigenerazione urbana e la messa in sicurezza di edifici e territorio, senza dimenticare gli interventi straordinari di manutenzione su strade e scuole. Insomma, uno sforzo economico non irrilevante, visto che porterà nelle casse degli enti locali - e, quindi, nell'economia reale - ben 2 miliardi e mezzo in cinque anni. Insomma, con questa manovra si restituiscono gradualmente a comuni, province e città metropolitane tutte le risorse che negli ultimi dieci anni, a causa delle politiche di contenimento della spesa, sono state loro sottratte. In questo modo gli enti locali potranno ripristinare servizi che, nel corso del tempo, hanno fatto fatica a finanziare, migliorando efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa e riavvicinando le istituzioni ai cittadini.
Con un'altra misura importante, inoltre, riduciamo la spesa per interessi dei mutui accesi dagli enti locali, introducendo la possibilità di un intervento di garanzia da parte dello Stato con relativo accollo e ristrutturazione dei mutui. Inoltre, per favorire il pagamento dei debiti commerciali degli enti locali - e questo entra nella carne viva del mondo produttivo che fornisce per gli enti locali dei servizi o delle attività - vengono ampliate le possibilità di richiedere anticipazioni di liquidità finalizzate al pagamento di debiti maturati alla data del 31 dicembre 2019 a banche, intermediari e Cassa depositi e prestiti. Inoltre, per i soli enti locali si dispone l'aumento del limite massimo di ricorso ad anticipazioni di tesoreria da tre a cinque dodicesimi delle entrate correnti per il triennio 2020-2022 e anche questa è una misura di equità nei confronti dei fornitori della pubblica amministrazione.
Questo disegno di legge contiene anche interventi particolari per il Mezzogiorno, anche per invertire i trend negativi delle dinamiche demografiche e, più in generale, per migliorare le condizioni socio-economiche di queste aree del Paese. Perciò, interveniamo prima di tutto rifinanziando il Fondo per lo sviluppo e coesione con 5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni e stanziando nel quadriennio 2020-2023 trecento milioni per gli investimenti in infrastrutture sociali nelle regioni del Sud per realizzare nuovi asili, scuole e presidi sanitari. A questi si aggiungono 200 milioni in tre anni per finanziare la strategia per lo sviluppo delle aree interne del Paese. Ma le misure forse più significative di tutto il pacchetto dedicato al Sud Italia sono quelle che sostengono gli investimenti pubblici e privati e incentivano la crescita delle realtà imprenditoriali del territorio. In questo senso, e nell'intento di rafforzare ed ampliare il sostegno al tessuto economico produttivo delle regioni del Mezzogiorno, il Fondo “Cresci al Sud” punta a sostenere la competitività delle piccole e medie imprese meridionali con una dotazione iniziale di 150 milioni per il 2020 e 100 milioni di euro per il 2021. Al fianco di queste novità si conferma la misura in favore dei giovani imprenditori che decidono di fare impresa nel territorio del Mezzogiorno, l'ormai nota “Resto al Sud”, e si rafforza, prorogandolo al 31 dicembre 2022, il credito d'imposta per gli investimenti nelle zone economiche speciali. Queste misure in breve vogliono essere la premessa per un più organico piano strutturale per il nostro Sud Italia, un piano che segni una svolta e crei i presupposti per un'Italia più coesa, più forte e più competitiva.
Anche in tema di infrastrutture questa legge di bilancio investe tanto, prevedendo una serie di norme per incrementare le risorse assegnate ai comuni, alle province e alle città metropolitane. Si tratta di opere pubbliche utili prima di tutto a mettere in sicurezza gli edifici pubblici e il territorio dal rischio sismico e idrogeologico, per realizzare programmi straordinari di manutenzione della rete viaria, per interventi di efficientamento energetico e rigenerazione urbana, riconversione energetica e infrastrutturazioni sociali.
A questo si aggiunge il Green New Deal, un grande piano di investimenti pubblici e privati di portata storica che rende il nostro Paese all'avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici e lo prepara all'economia e al lavoro del futuro. Importanti sono anche gli interventi a favore del mondo agricolo e della pesca, colonne portanti dell'economia di molte aree costiere e interne. Tra le tante, voglio sottolineare l'istituzione di un Fondo per gli investimenti innovativi alle imprese agricole, per finanziare quelle realtà che raccolgono la sfida di coniugare agricoltura e innovazione, e il Fondo per l'agricoltura biologica, che sostiene con forza le forme di produzione agricola a basso impatto ambientale e promuove le filiere e i distretti di chi ha creduto e investito nell'agricoltura biologica.
Su sanità e welfare questo disegno di legge di bilancio rispetta le promesse fatte in questi mesi restituendo a questi ambiti una posizione di assoluta centralità nel programma di governo, da una parte scongiurando qualsiasi tipo di taglio lineare e, anzi, investendo molte risorse per il personale, le strutture e l'accesso universale alla sanità pubblica e, dall'altra, intervenendo sulla disabilità e sulla non autosufficienza e rinforzando le politiche per la famiglia. Questa manovra mette sul piatto sette miliardi e mezzo di euro nel prossimo triennio sul comparto della salute e sulle politiche sociali e di questi tre miliardi e mezzo si aggiungeranno al Fondo sanitario nazionale. Con una parte di questi fondi abbiamo assicurato il rinnovo del contratto collettivo dei medici solo qualche giorno fa dopo dieci anni di stallo e grazie alle risorse messe in campo sulle borse di specializzazione in medicina saremo in grado di stanziare i fondi per finanziare 9.200 contratti di formazione specialistica. È un intervento essenziale ma non ancora sufficiente per fronteggiare la carenza di medici specialisti che minaccia il futuro e la sostenibilità del nostro servizio sanitario a carattere universalistico. Sempre in tema di personale, si estende al 2022 la possibilità di stabilizzare i dipendenti con contratto a tempo determinato e si prevede una nuova procedura speciale per il reclutamento dei ricercatori degli IRCCS pubblici e degli istituti zooprofilattici. La manovra prevede anche un importante incremento delle risorse pluriennali per gli interventi di edilizia sanitaria e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico, che porterà due miliardi in più rispetto alla dotazione già prevista.
Un'altra misura che riteniamo molto importante riguarda il contributo che viene dato ai medici di base e ai pediatri di libera scelta per l'acquisto di strumentazioni e apparecchiature sanitarie, una novità che permetterà di alleggerire il carico delle strutture pubbliche e di ridurre le liste d'attesa. Per quanto riguarda le politiche di welfare, questo provvedimento torna a dare risposte concrete alle persone con disabilità, agli anziani e alle famiglie. Proprio ai disabili e ai non autosufficienti questo disegno di legge di bilancio dedica un piano triennale da oltre 1,3 miliardi di euro, risorse per garantire loro cura e assistenza migliori, supporto e maggiore attenzione per superare gli ostacoli e trovare uno Stato più vicino.
Storico in questo senso è anche l'impegno che abbiamo preso sugli asili nido: due miliardi e mezzo per i prossimi anni sia per realizzare nuove infrastrutture lì dove ancora oggi tristemente mancano sia per sostenere l'estensione del bonus asilo, che in molti casi raddoppia. Mettiamo nero su bianco l'aumento da 1.500 a 3.000 euro annui per tre anni per tutte le famiglie con un ISEE fino a 25 mila euro e fino a 2.500 euro di bonus per i nuclei con ISEE inferiore ai 40 mila euro. È un contributo mensile più corposo per i redditi bassi e medi, perché fare un figlio non deve essere motivo di preoccupazione ma un momento di gioia e di speranza per il futuro.
In conclusione, voglio ricordare uno degli interventi che questo disegno di legge prevede in favore delle donne, ossia l'esonero totale per le atlete delle società sportive femminili dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. È una norma di grande valore simbolico che si inserisce nel solco di tutto ciò che si è già fatto e che dobbiamo continuare a fare in tema di parità di genere…